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Il libro muove dalla relazione tra le immagini della "guerra al terrore", seguita agli attentati terroristici del settembre 2001, e quelle della "guerra ai rifugiati", che da ormai due decenni domina il paesaggio mediatico globale. Con l'invito a ripensare noi stessi oltre la chiusura immunitaria di questo triste tempo, l'autore esplora l'ambivalente paura della mobilità e individua nella pratica artistica e nell'attivismo civico l'antidoto al pregiudizio e la via universale per reclamare una cittadinanza globale. Il volume affronta quesiti mai sopiti: la paura del diverso, l'appartenenza a un territorio, la difesa delle frontiere, l'ossessione per la sicurezza; ma anche il potere dell'immaginazione, la capacità empatica, l'arte dell'incontro, il dono dell'ospitalità. Passando in rassegna una vasta gamma di pratiche artistiche contemporanee, Papastergiadis mostra come queste non si limitino a rispecchiare le contraddizioni della globalizzazione, ma siano forza motrice nella produzione di un immaginario cosmopolita. Ponendo le basi per un dialogo tra discipline che valorizza la diversità e il confronto diretto, Cosmopolitismo e Cultura ci sfida a immaginare e praticare una politica dell'ospitalità che, attraverso ogni piccolo gesto di reciprocità, sia capace di mantenere vivo il mistero dell'identità dello straniero.