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La Cina ha acquisito negli ultimi decenni una centralità crescente sul piano economico prima, e su quello scientifico-tecnologico poi. Tradendo sistematicamente le aspettative degli osservatori, la Repubblica Popolare ha imposto forme proprie del rapporto fra società e tecnologia: prima supportando lo sviluppo di Internet nel Paese, acquisendo la popolazione connessa più grande del mondo; poi sviluppando un'efficace capacità innovativa in ambiti di frangia come le biotech e i big data. Ma è stato davvero un 'tradire le aspettative'? O piuttosto le premesse degli osservatori erano basate su premesse non condivise? Combinando analisi storico-culturologiche, storia della tecnologia e analisi sul campo, questo volume offre una prima esplorazione di alcune delle forme principali con cui la Cina appare aver elaborato storicamente il rapporto fra società e tecnologia. Nel farlo, il volume le mette a confronto coni loro equivalenti sviluppatisi all'interno della cultura di matrice cristiana. Emergono due immaginari tecnologici profondamente diversi, cui attingono tecno-mitologie incompatibili, sebbene egualmente potenti, e che tracciano orizzonti di policy significativamente divergenti. Dal rapporto con l'informatica sovietica alla storia dei molteplici tentativi di digitalizzazione della scrittura cinese, dalle parabole taoiste alle vicende degli hacker nazionalisti, fino ai paralleli fra Internet e l'oppio, il viaggio nell'immaginario tecnologico cinese offre un'inedita prospettiva su un fattore importantissimo nel definire i destini del mondo contemporaneo.