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Che oggi la scuola sia in grave difficoltà è un'evidenza sotto gli occhi di tutti. Eppure mai come adesso ci si è preoccupati tanto dell'istruzione e si sono spese tante risorse e riposte tante aspettative in essa. Si è insomma di fronte a quello che Frank Furedi chiama "il paradosso dell'istruzione": mentre investiamo sempre di più nell'insegnamento, e sempre di più vorremmo ricavarne, le nostre scuole chiedono sempre meno agli studenti. Basse aspettative nei confronti dei ragazzi, la tendenza a infantilizzarli attraverso una forte psicologizzazione del rapporto educativo e un infinito maternage, la ricerca ossessiva delle loro motivazioni, il declinare dell'autorità degli adulti producono l'esatto contrario di ciò a cui l'istruzione dovrebbe mirare, cioè la formazione di persone autonome, critiche, capaci di una propria visione del mondo. La tesi controcorrente di Furedi è che l'istruzione è importante per se stessa, per i contenuti che veicola. Apprendere le conoscenze e le scoperte frutto di esperienze fatte da altri, in luoghi anche remoti e in situazioni storiche diverse da quelle cui sono abituati, permette ai giovani di sviluppare le imprescindibili capacità di pensare, conoscere, immaginare, osservare, giudicare, interrogare.