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La spiritualità è la più alta espressione dei talenti della natura umana. Riavvertiamo il richiamo di questa voce interiore che è anche segno dell'intenzione di fedeltà dell'uomo alla sua presenza nel mondo. Sono tanti i giovani che, scoprendo il valore della loro spiritualità e la difficile impresa di difenderla dalle vulnerabilità e dai condizionamenti, scelgono di ripensarsi e di interpretare la verità interiore con gli occhi aperti ad azzardi sulla realtà esterna. Gli adulti disquisiscono e sono educatori fragili, spesso superficiali. Bambini e adolescenti attendono testimoni e presentano il conto sulla 'commedia umana' di una responsabilità educativa che non sa calarsi nella spiritualità individuale e in quella delle interazioni. Parlare della spiritualità dei giovani non può prescindere da un ripensamento degli adulti sui fondamenti e sui fini dell'educazione e su quel presupposto di ogni agire educativo che è il talento proprio di ciascuna persona: l'educabilità. Precondizione per tenere ben fermo che l'educazione è sempre un risorgere. Non può essere intesa come un inutile e frivolo riempire vuoti. È, invece, scelta di senso, opzione per l'uomo e per ciò che lo costituisce nella sua interiorità e responsabilità. Credere nella spiritualità dei giovani appare la scelta migliore per educare a trascendersi, a risorgere in noi stessi e con gli altri proprio nell'agire della pedagogia delle piccole cose quotidiane.