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Le leggende delle Dolomiti sono al tempo stesso memoria di antichissimi passaggi di storia, stupore di fronte alle bellezze indicibili di montagne capaci di addolcirsi in colori tenui e di arroccarsi nella fatica quotidiana, racconti di poesia. Si passa dalle ideologie romantiche dell'Ottocento, alle interpretazioni psicologiche-panteistiche del Novecento. Da un lato gnomi e tesori nascosti, dall'altro aguane, selvane, bregostane, streghe, regine guerriere. Due sono i poemi epici che descrivono questo mondo . Il più antico, quello del mondo delle origini è Il Regno dei Fanes. Nelle valli ladine ancora oggi si racconta che in questi luoghi vivevano i Fanes e la loro città, Conturines. "Al centro stava la Regina, nella prima cerchia i custodi del tempo promesso, nella seconda gli artefici di tutte le arti, nella terza, uniti, ma non mescolati, i rappresentanti le sette stirpi. Li univano i canali del sapere". Ora questi Fanes, effimeri, quasi trasparenti, sono scomparsi e le loro tracce rimangono solo nel racconto. Il secondo poema è quello di Re Laurino, databile al XIII secolo. Il poema di Laurino, ben noto alle corti medioevali è, in fondo, una delle storie fondanti della Terra delle Montagne, conquistata dall'invasore Teodorico. Lo scontro di Laurino, il signore del Giardino delle Rose, con Teodorico è lo scontro di un mondo leggendario che muore, o comunque che deve venire a patti col nuovo. Le figure che emergono sono quelle di Laurino in tutta la sua maestà e quella di Crimilde che fa transitare la storia di un sopruso e di una violenza in un racconto magico e leggendario.