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L'atto terapeutico avviene nello spazio-tempo vissuto insieme da terapeuta e paziente. Questi costituiscono una diade, e nessun intervento clinico, a qualsiasi orientamento epistemologico aderisca, può prescindere dalle dinamiche duali che si instaurano tra loro. Bruno G. Bara le osserva, le scompone e - in controtendenza rispetto alla maggior parte degli studiosi - ne fa l'oggetto di una tecnica relazionale insegnabile, indirizzata ai curanti di ogni scuola. Richiamandosi alle ricerche neuroevolutive più avanzate sul cervello sociale e alla propria pluridecennale esperienza di psicoterapeuta, sposta il focus dal tradizionale piano intrasoggettivo centrato sul paziente all'assetto intersoggettivo cooperativo della coppia. Il principale fattore curativo è infatti la consapevole condivisione, nella modalità sincronica del qui-e-ora, di stati cognitivi, emotivi e viscerali con la figura co-empatica del terapeuta, responsabile dell'interazione clinica e attore non protagonista nella messa in atto di schemi patologici. In una disposizione accettante e non giudicante, il terapeuta aiuta il paziente a diventare consapevole degli schemi disfunzionali che agisce, e ad aumentare così i suoi gradi di libertà dalla coazione patologica dei giochi di sofferenza. Alla consapevolezza condivisa si arriva attraverso un'attenzione costante anche agli aspetti comunicativi extra- e paralinguistici, ed errori sono sempre possibili - omissioni, disallineamenti, autodisvelamenti inappropriati, illusioni di onnipotenza - ma Bara mette in evidenza come spesso i momenti critici risultino quelli terapeuticamente più significativi.