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Indagare sul processo di adattamento di milioni di uomini alla realtà della Grande Guerra - una guerra smisurata, radicalmente nuova, la prima guerra tecnologica di massa - è l'obiettivo che si pone l'autore per capire il primo conflitto mondiale e i mutamenti che segnarono l'avvento della modernità. Il libro non si occupa dell'"esperienza di guerra" in senso circoscritto. Ciò di cui milioni di uomini fecero simultaneamente esperienza tra il 1914 e il 1918 non era solo la guerra, ma il mondo moderno: un mondo pienamente pervaso dall'industrialismo e dai principi di efficienza e standardizzazione, in cui lo Stato si insediava capillarmente nella vita privata e nell'interiorità di ciascuno mobilitando sentimenti, immagini, nuove forme di comunicazione. Un mondo in cui si affermavano la scrittura e la fotografia, il grammofono e il cinema. L'esperienza della guerra è perciò vista in stretto contrappunto con quella del lavoro: il lavoro della guerra era una nuova manifestazione delle condizioni del lavoro nella società industriale. Strumenti essenziali per quest'analisi sono le testimonianze scritte (epistolari, diaristiche, memorialistiche) dei fanti e accanto a esse, intrecciate con la memorialistica colta, le testimonianze di medici, psichiatri, psicologi che permettono non solo di esplorare il versante traumatico del conflitto, ma di penetrare nella loro soggettività e di delineare i contorni di quel "mondo nuovo". Questa terza edizione è arricchita da un saggio inedito dell'autore.