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Al volgere del secolo si delinea la contraddittoria fisionomia di una nuova narrativa italiana, fortemente legata alla nostra società e alle sue convulsioni. Negli scrittori di questi anni ritroviamo spesso una rappresentazione di sé e del mondo ambigua, incerta ma non priva di vitalità espressiva e d'intima necessità. E ritroviamo anche elementi tipici della tradizione italiana: enfasi sentimentale e recitazione delle passioni, moderatismo e sontuose messinscene, diffidenza per la profondità e teatralizzazione dei conflitti, elusione del tragico e prevalenza di narrazioni brevi e frammentate. A ben vedere, le ambiguità e i travestimenti di questa narrativa sono gli stessi del suo pubblico. Un «critico militante», da tempo attento osservatore del fenomeno, muove da un libero commento ai testi per cogliere alcuni stili culturali dominanti, abbracciando anche gli outsiders (filosofi, saggisti, comici, registi) che quegli stili hanno contribuito a modellare.