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Verso la fine degli anni venti Jung scopre singolari affinità tra antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti: inizia così a studiare i testi alchimistici. Dopo quindici anni di lavoro pubblica questo volume, che resta tra i suoi testi più affascinanti. L'alchimia in sostanza è espressione di una pulsione a trasformare la materia prima dell'esperienza in conoscenza. Essa vuol portare alla luce il lato divino che dorme nell'oscurità degli istinti ed è quindi una psicologia che non dice il suo nome, qualcosa di affine alla moderna psicoterapia.