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L'opera di Grazia Sanna nasce da una dimensione cosmica, si esprime attraverso un linguaggio ancestrale. Leggendo le liriche si può affermare che la poesia non è un'operazione razionale da farsi a tavolino, né frutto di invenzione intellettualistica, ma il risultato di una scoperta, di un'apertura alle cose, agli oggetti, anche quelli apparentemente impoetici, anche quelli tradizionalmente esclusi dalla versificazione. Vedere e udire: altro non deve il Poeta. Portatore di una poesia alogica, intuitiva, antiretorica, deve limitarsi a registrare le impressioni visive e uditive che la natura suscita nella sua sensibilità, percependo la realtà proprio attraverso di esse: tramite il "vedere e l'udire" il poeta scopre la poesia che è nelle cose e negli oggetti in una sorta di impressionismo visivo e acustico e né coglie anche il particolare: non la cosa in quanto tale, sorpresa nella sua fotografica rappresentazione, non tutti i dettagli atti a raffigurare compiutamente e oggettivamene una scena, ma il particolare autenticamente rivelatore, in cui egli vede racchiusa la poeticità della scena: un elemento non ben definibile che non tutti sanno vedere.