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Sbuffando inferocita, afferrò per i capelli biondi la bambola dal vestitino rosso fiamma seduta a gambe divaricate sul piano della credenza bianca e se la infilò nel pesante zaino scuro, che portava ancora sulla schiena: «Anche tu, dài, bellona maledetta...». Chiuse la lampo. Appena giunta da scuola alle 13 e 30, la sorpresa nel trovare la solita pastasciutta fredda nel piatto della piccola cucina senza, accanto, la mamma pallida e piagnucolosa, l'aveva fatta andare decisamente fuori dai gangheri.