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Pier Paolo Pasolini ebbe un rapporto del tutto speciale con il Meridione italiano, con la Basilicata e la Sicilia, in modo particolare. Cercava la purezza di sentimenti nei paesaggi arcaici dei Sassi di Matera e nei deserti lavici sulle pendici dell'Etna, cercava anime limpide nelle facce di uomini e donne meridionali, contadini e pastori vaganti nelle terre della solitudine, dei silenzi e dei miti più antichi. Alcuni dei suoi film hanno come protagonista il paesaggio dell'Etna, vulcano capace di allestire grandi spettacoli pirotecnici nei quali recita sempre la parte del protagonista. Poco prima di morire, Pier Paolo Pasolini sostenne che alla fine degli anni Sessanta, l'Italia era andata incontro a un cambiamento drammatico. Vedeva realizzarsi quello che aveva a lungo temuto, il trionfo dell'irrealtà della cultura di massa. L'esaltazione della gente antica, arcaica, che incontrava nelle sue Indie, le borgate romane, l'Africa nera, il Meridione d'Italia, non era stata altro che una sua idealizzazione. La sua abiura della modernità e del consumismo è ideologica e non culturale, come culturale è stata la sua rappresentazione del paesaggio dell'Etna.