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Il compito del libro è quello di esaminare in particolare le vicende del Concordato del 1801, non trascurando la genesi di esso nell'operato di quegli uomini che vi posero mente. Per tale scopo ci siamo avvalsi di alcune indagini sulle fonti e siamo, perciò, pronti, come in un "processo", a far parlare la vasta documentazione, gli indizi, le "memorie" delle parti in causa, i "testi processuali". Compito arduo è essere il più oggettivi possibile, non essendo privi dei nostri vissuti. Tanto più difficile, se riflettiamo quali imputati abbiamo di fronte: dei miti, di cui ancora ne avvertiamo lo scuotere della "catena ininterrotta" che da essi a noi conduce. Miti cui la storia generosamente fabbrica a dismisura e l'opportunismo umano ne cambia il segno: da positivo in negativo e viceversa. Napoleone ne è in questo il più tipico emblema in quanto mito, positivo o negativo fin da quand'egli viveva. Napoleone generale giacobino e montagnardo, duce feroce e sanguinario: uomo dall'orgoglio formalistico da parvenu che ha sempre un addentellato con la crassa ignoranza della storia e delle sue esigenze, tiranno che uccise le speranze di libertà di intere Nazioni.