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Leonardo da Vinci fu affascinato dal genio del Brunelleschi quando nel 1469 arrivò a Firenze per fare le sue prime esperienze artistiche, e vedendo la Cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore ne volle studiare le macchine che Filippo Brunelleschi aveva usato per la sua costruzione. Quando nel 1436 Leon Battista Alberti scriveva, 'in lingua toscana', la seconda edizione del suo trattato sulla pittura, dedicandolo a Filippo Brunelleschi, riconosceva il luogo e il principale sostenitore di quella che già si chiamava 'rinascenza'. Brunelleschi, Donatello e Masaccio furono gli iniziatori del Rinascimento, che rappresentava l'espressione di un nuovo modo di concepire l'uomo e la natura. L'uomo veniva messo al centro del mondo. Si ebbe l'esigenza di osservare, definire e rappresentare, secondo principi obiettivi ed empirico-scientifici, la realtà visibile e figurabile. L'uomo 'nuovo' del Rinascimento si poneva in un confronto costante con il tempo, la vita e la morte. L'artista era intento all'applicazione della prospettiva per rappresentare su un piano bidimensionale un soggetto tridimensionale, all'osservazione attenta e indagatrice della natura.