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Il volume, promosso dall'Archivio del Moderno dell'Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana, ha come oggetto la Colonia Olivetti di Brusson, in Valle d'Aosta, costruita alla fine degli anni Cinquanta su progetto degli architetti Leonardo Fiori e Claudio Conte. Esempio emblematico delle politiche sociali promosse da Adriano Olivetti nel secondo dopoguerra, la Colonia di Brusson rappresenta un caso di studio eccezionale per diversi motivi, innanzitutto architettonici. I progettisti furono infatti selezionati dopo un concorso in due fasi che vide la partecipazione, nel 1956-1957, di oltre trenta professionisti, tra cui spiccano i nomi di Carlo Scarpa, Marcello D'Olivo, Vico Magistretti, ecc. L'analisi dei progetti in gara offre dunque uno spaccato dell'architettura italiana all'alba del miracolo economico, chiamata a cimentarsi con temi complessi e innovativi. Da un lato, il contesto alpino richiese una profonda riflessione sul rapporto tra architettura moderna e ambiente naturale di riferimento, negli anni in cui la montagna diventa luogo di fruizione di massa, con profonde ricadute sul paesaggio e sul linguaggio architettonico. Dall'altro lato, l'aggiornamento delle teorie educative e dei programmi pedagogici seguiti dalla Olivetti, implicarono la completa ridefinizione di una tipologia - la colonia - che il fascismo aveva fortemente caratterizzato durante il Ventennio a fini propagandistici. La ricerca dell'autonomia del bambino, contrapposta alla concezione massificata dell'individuo nei decenni precedenti, generò infatti - sulla scia di numerosi esperimenti coevi - un rinnovamento pedagogico che ebbe profondi influssi sull'architettura delle colonie.