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Nel 1940, con lo pseudonimo di Giacomo Marchi, Giorgio Bassani pubblica il suo libro d'esordio, "Una città di pianura". La raccolta comprende cinque racconti composti tra il 1936 e il 1939, periodo cruciale nella biografia dell'autore, di cui essi rappresentano lo specchio: "Omaggio", "Un concerto", "Rondò", "Storia di Debora" con l'appendice lirica "Ancora dei poveri amanti", "Una città di pianura". Il sodalizio con gli amici normalisti (Dessí e Varese), la formazione e le letture, il trauma delle leggi razziali, il contrasto con la borghesia di provincia si intrecciano in una prosa che tenta varie misure, dal frammento lirico alla rievocazione dessiano-proustiana, anticipando toni e temi del futuro narratore. In Una città di pianura Bassani seleziona il meglio della sua produzione giovanile: in quegli anni scrive infatti altri racconti, ma sceglie di non inserirli nella raccolta e di lasciarli nel cassetto (La calunnia, Viaggio notturno, Teodoro e il frammentario racconto lungo Ottavio e Olimpia). Testi in parte inediti e qui riprodotti, che consentono di mettere a fuoco la storia di "Una città di pianura" e, insieme, un momento decisivo nella maturazione del giovane Bassani. Alla ricerca di uno stile, l'autore lo costruisce instaurando un dialogo con i modelli, assimilati e riletti: da Flaubert a Rilke, da Delfini a Proust. La nuova edizione di "Una città di pianura", arricchita dagli altri racconti giovanili, si presenta perciò come un'accurata ricognizione nella «preistoria letteraria» e intellettuale di Bassani, tra filologia e critica.