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"Il viaggio critico e testuale intrapreso da Roberta Parenti Castelli si avvale di semplici strumenti umani piuttosto che di tecnicismi post-strutturalisti: la sua parola critica è calda e accogliente, estranea alle freddezze delle descrizioni meramente formali di quegli oggetti linguistici e comunicativi che sono le poesie. A considerare il libro nel suo insieme, risultano particolarmente produttivi i due assi ermeneutici attorno ai quali si dipana la ratio profonda del percorso interpretativo: il primo è quello che concerne e coinvolge la scrittura poetica declinata al femminile, senza graduatorie già predeterminate a priori. Il secondo asse è quello che identifica in tre voci poetiche statunitensi come quelle di Emily Dickinson, Anne Sexton e Sylvia Plath i tre archetipi di una modernità che continua a trasformarsi e riplasmarsi davanti ai nostri occhi in contemporaneità. E così, il libro di Roberta diventa un vademecum e una mappa di riorientamento che ci conferma come la voce della poesia sia oggi, fra le arti, quella meglio predisposta a guidarci nella complessità e nella precarietà "umane troppo umane" delle nostre esistenze occidentali." (Dalla Nota di lettura di Alberto Bertoni)