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Il giorno dopo le elezioni comunali bolognesi della tarda primavera 2016, il quartiere Santo Stefano, storicamente baluardo della destra cittadina, si sveglia allineato a tutti gli altri. Si profila uno scossone identitario e urge un cambiamento: mutano, seppure solo in superficie, i riferimenti valoriali, gli stili di vita che ne sono espressione; mutano i connotati del quartiere, adattandosi allo urban style generalizzato, ma soprattutto cambia l'antagonista. Che diventa l'odiato-amato quartiere cugino Saragozza, dove si trovano le famigerate Longhena, scuola green sui colli di Casaglia accusata di essere eccessivamente radical chic, in perenne confronto con le Fortuzzi, dentro i Giardini Margherita. Tra condomini solidali, riuso, coworking, orti verticali, patti di collaborazione per la gestione condivisa dei beni comuni, aperitivi ecocompatibili e biologici, si gioca per la prima volta vicino alle Due Torri la lotta simbolica di cui parlava Bourdieu tra "pretendenti pretenziosi" e "detentori legittimi".