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«"Il cacciatore di particelle ferite" ci onora con la sua presenza. Rammenta cosa farà da piccolo, lui che ostinatamente viola le leggi della gravità per creare passi, cullando organi pensanti e chiedendo: "Dove è il mondo che restaurava le mie lacrime..." Gli atomi sembrano attraversare splendidi i suoi pensieri, come barlumi di altri mondi, in cui il poetare a tratti sopravanza l'intelletto per poi ritrarsi sconfitto da un vivere così profondamente umano da non poter essere professato. Un calco originale transenna ogni poesia, come haiku gemmato in "preludio inverso", citando il titolo di una sua precedente silloge poetica.» (Marina Petrillo)