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Giacomo Caruso in questo suo libro va confermando ed evolvendo le caratteristiche delle sue precedenti sillogi. Una poesia a vocazione civile alimentata da spinte emotive ed etiche, una testimonianza del disagio sociale divenuto intollerabile dove le apparenze non riescono più a nascondere la distruzione in atto, così come abbiamo appurato in "Apparenze". E se si tratta di grattare via la patina, lo «smalto sul nulla» di benniana memoria che offusca lo stato reale delle cose, la concretezza del verso di Caruso è evidente fin dall'incipit del libro: Salviamoci. (Dalla prefazione di Letizia Leone)