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Giulio il re del superficiale, Matteo il brufoloso e Capozzi il Pennellone sono tre sedicenni romani in vacanza ad Anzio, un'estate. Con loro si accompagna spesso anche Paoletto, detto il Pennellino, perché fratello minore del Pennellone. In quel caldissimo mese di agosto all'inizio non succede molto, in realtà, se si escludono naturalmente le tantissime sigarette fumate, le tantissime birrette bevute, la caccia alle rane e ai rospi da vendere al Ristorante Cinese e la ricerca perenne delle ragazze più belle che invece sbavano sempre dietro a quelli più grandi. A una festa sulla rotonda dello stabilimento Tirrena, Giulio ritrova Fabrizia Fedele, una compagna delle elementari, diventata oggi una ragazza davvero strepitosa e lei gli confessa di essere stata innamorata di lui, da piccola, anche se lui non se n'è mai accorto. Riuscirà Giulio a recuperare il tempo perduto? Lungo il caotico litorale laziale, i tre sperimentano anche furtarelli di motorini davanti allo stadio del baseball di Nettuno, spargimento di putridi vermi per danneggiare l'odioso bar della zona, buchi fatti sulle pareti delle cabine per sbirciare qualche possibile nudo di donna, rozzi bagnini dalle mani pesanti e, infine, anche un misterioso cugino di nome Cì, quello che arriva all'ultimo per portare il regalone, una cosetta davvero nuova e stuzzicante: la neve. E con la neve inizia tutta un'altra storia che, dopo una notte scintillante e psichedelica, porta il gruppetto a salire su un treno per arrivare fino a Rimini alla scalcinata pensione Magia e infine in una spettacolare discoteca, anzi nella "mejo discoteca", come la descrive il Pennellone. Finisce male perché la neve fa molto male e il cugino Cì svalvola di brutto e ci rimette parte del cervello. Ma è un avvertimento per tutti, soprattutto per i giovani lettori.