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Il corpo avverte ciò che si è vissuto: lo percepiscono le mani, la schiena, i capelli e persino le ciglia. Il distacco lo asciuga e lo scarnifica. Il sé, sempre mobile, sempre in divenire, è attraversato dal tumulto che genera consapevolezza. Ogni cosa intorno conserva l'impronta degli accadimenti, nel gioco doloroso, o a volte consolatorio, che fa la memoria. Gli alberi e le foglie, le finestre e i libri trattengono quello che è celato. La poesia è attenzione verso quanto ci circonda, dispositivo di conoscenza del reale per come ci appare. Compensa il troppo silenzio, risarcisce e salva. Si fa luce.