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Le lacrime di Francesca, la rassegnazione di Ciacco, l'arroganza di Capaneo, la nostalgia di Maometto, le repliche piccate di Ulisse e di Ugolino... I personaggi di Dante ai tempi del Covid prendono la parola ancora una volta, trascinati dall'urgenza di trovare, attraverso un dialogo che si rinnova con il lettore, un rimedio all'assurdo di questa improvvisa e condivisa immobilità. Questo poemetto, nella ricorrenza del settecentesimo anniversario della scomparsa del Sommo, fa confluire nella struttura dell'Inferno dantesco le riflessioni dell'autore in merito all'attuale situazione di emergenza socio-sanitaria, nel tentativo di indicare in un recuperato Umanesimo la via di uscita da questa stasi, che ci imprigiona l'anima / tra i denti, che ci appassisce il cuore.