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Questo volume raccoglie sotto il titolo di Sessanta postumi dell'alcol un'attenta analisi interiore. L'autore sperimenta attraverso vari registri espressivi il dolore, l'angoscia e l'esperienza del silenzio. Egli cerca di riconquistare i luoghi dell'infanzia, decifrando i simboli che essa rimanda: alberi, foglie, vento ecc. Le ragioni di queste poesie, ma ancora di più di questa intera silloge, rimandano, quindi, alle istanze della vita, passata e presente, alla problematica del linguaggio, alla scelta consapevole delle parole. Andrea non si definisce poeta, ed egli stesso lo scrive nei suoi versi. Non sono un poeta, dice. È forse l'abitante dei suoi componimenti, componimenti che lo vestono e nutrono integralmente, segnando inevitabilmente l'evolversi di una vita che si risolve nelle parole, quanto nei silenzi.