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La dimensione interiore, da cui la poesia di Giovanna Cavone attinge le parole, ricompone, ricostruisce l'infranto dell'esistere singolo e del vivere storico, per cui tutto ciò che nella vita diventa o si struttura come disperso, errante, migrante, alla fin fine partecipa di un'integrazione ricomposta da una sensibilità che trova nell'attenzione relazionale, per meta originaria l'armonia, la nostalgia di un ritorno. Oppure di un ricorso, anche di un innato richiamo a cui tendere, a cui rispondere, verso dove dirottare il sentimento d'esilio, per non sentirci stranieri o esclusi pure sin nella nostra più propria intimità.