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Antonio Laitano è un poliziotto, vedovo, ammalato, confinato da qualche inciampo nella carriera in un commissariato di Portoferraio che si chiama Biscotteria. Siamo nel 1983, l'anno del primo governo a guida socialista, e la vicenda inizia con un cadavere. Dal Mare Baltico al Corno d'Africa fino a uno sperduto villaggio della Somalia, coloro che ne seguono i destini inseguono anche una verità miope e irresponsabile quanto lo sono gli esiti del colonialismo italiano e dell'imperialismo sovietico e americano. «Perché sei sola?» chiede Laitano alla bella signora che gli affitta una stanza della sua grande casa. «Sai... hai presente la pietra filosofale, quella che trasforma in oro tutto quello che tocca? Ecco, quella non c'è, non ce l'ha nessuno. Ma il suo contrario sì. Sono in molti ad avere la capacità di trasformare l'oro in ruggine», risponde lei. E infatti Laitano si sente così, una pietra filosofale al contrario, un agente del caos e del suo anagramma, il caso, un evento di cui non conosciamo le origini. Che arriva quasi sempre da lontano, nel tempo, nello spazio e nelle storie.