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C'è tutta la tradizione della poesia ligure in questo nuovo, secondo libro di Gabriele Borgna, in cui si leggono gli echi - mai dimenticati - dei fratelli Novaro, di Ceccardo, di Sbarbaro, e naturalmente del grande Montale, fin sull'orlo della poesia di questi ultimi anni, che non a caso Borgna celebra fin dagli eserghi dedicati a Nanni Cagnone, Giuseppe Conte, Massimo Morasso. Lo dice il paesaggio evocato per strappi e per cenni, in cui compaiono portici «smangiati dalla spuma», carrugi, arenili, lampare, gozzi in secca, scenari poveri e arcaici battuti dai venti, morsi dal sale marino. La poesia di Borgna è una poesia che nasce - come dice il titolo - da un «dissesto», una lacuna dell'anima, una crepa che si allarga progressivamente, fino a mostrare un buio che è l'altra faccia della luce del mondo.