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È convinzione diffusa che chi ha un bambino riceva un manuale segreto, accessibile solo attraverso il DNA del neonato. Niente di più falso. Diventare padre significa affrontare questo e altri stereotipi e diventare campioni di specialità olimpiche uniche nel loro genere, come lo smaltimento di rifiuti tossici e le public relations con giovani neomamme isteriche. Significa scegliere: puoi restare come sei o evolverti. E diventare un Walking Dad, un supereroe senza alcun potere. Puoi decidere di confidarti con gli altri papà e puoi decidere di scrivere ai tuoi figli delle lettere che leggeranno da grandi, in cui si spieghi al primogenito che è nato sotto il segno dei Gamberi, deliziosi gamberi argentini divorati con gusto nonostante la rottura delle acque, e a tua figlia che quando si innamorerà dovrà scegliere un uomo diverso da suo padre. E non è finita qui: diventare un papà significa affrontare una lunga evoluzione, passando dalle mani incerte che accolgono il primo figlio alle mani sicure che afferrano il manubrio di una bicicletta che si impara a manovrare a quarant'anni. Questo è il monologo disincantato di un uomo che ha fatto la sua scelta.