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Il rapporto tra terrorismo e sinistra rivoluzionaria è da sempre oggetto di due narrazioni opposte, ma ugualmente stereotipate: da un lato viene descritto come assoluta alterità e dall'altro come un legame assai stretto in cui i confini tra i due termini sono labili. Entrambe queste narrazioni tendono a porre al centro le vittime in una prospettiva sostanzialmente moralistica che guarda con diffidenza alle sfumature e alle contestualizzazioni, quasi costituissero un implicito riconoscimento delle ragioni del nemico che offende la memoria delle vittime. Il libro offre una ricostruzione che cerca di discostarsi da questi "opposti estremismi" e che non teme di addentrarsi nelle ragioni storiche su cui poggia la vicenda della violenza politica degli anni Settanta, nella convinzione che lo sforzo di comprensione e la restituzione della complessità che caratterizza ogni vicenda umana sia doverosa anche per tentare di ritrovare un senso storico in cui collocare quei dolorosi eventi.