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A distanza di trent'anni dalla nascita di «Meridiana» abbiamo deciso di riunire le forze che, in questo periodo, hanno consentito alla rivista di continuare a vivere e a pubblicare studi e ricerche in un incontro intitolato Il Sud che vorremmo, che si è svolto a Napoli nel settembre 2018. Questo numero propone alcuni contributi presentati in questa occasione. Il convegno è stato un momento di confronto e di discussione intorno alla storia di «Meridiana» in rapporto a uno dei suoi principali campi di osservazione: il Mezzogiorno d'Italia. Molte sono state le domande che hanno ispirato l'iniziativa: qual è l'eredità della rivista? Quali le categorie interpretative che possiamo considerare ancora valide e quali, al contrario, quelle obsolete? Quali le prospettive di ricerca future? Ha ancora senso studiare il Sud d'Italia? E se sì, da quali punti di osservazione e con quali chiavi di lettura? Tutti i contributi sembrano convergere nel riconoscere il valore della proposta «decostruzionista» della rivista, e cioè della presa in considerazione del Mezzogiorno come realtà plurale e fortemente differenziata al proprio interno, come uno spazio di analisi intorno al quale è possibile sperimentare metodologie e strumenti interpretativi fondati sul rifiuto di visioni univoche e sulla critica all'uso rigido delle categorie analitiche. Proprio attraverso la prospettiva decostruzionista «Meridiana» ha voluto raccontare il Mezzogiorno andando oltre il «divario», oltre il «dualismo». Questo è stato il filo rosso che ha unito le diverse fasi che la rivista ha vissuto, l'elemento che ne ha rappresentato la continuità. Nel corso del tempo, «Meridiana» non è però rimasta uguale a se stessa. Le modalità analitiche e i campi di ricerca e di riflessione sono cambiati con il mutare del dibattito pubblico e del contesto politico, degli approcci scientifici e delle realtà storiche, della dimensione internazionale e del sopraggiungere di nuove- problematiche sociali, pur rimanendo coerente con il quadro concettuale e valoriale delle origini. I contributi contenuti in questo fascicolo offrono alcune indicazioni anche per il futuro: dall'urgenza di studiare le diseguaglianze interne che si sono fortemente accentuate nel corso del nuovo secolo all'esigenza di analizzare il Mezzogiorno collocandolo in una dimensione globale in grado di cogliere le connessioni con mondi lontani, dallo sforzo di sperimentare la categoria di sviluppo e di modernizzazione andando oltre il mero approccio economicista all'importanza di svelare gli stereotipi e i luoghi comuni che ne alterano l'immagine pubblica. Non c'è dubbio infatti che un aspetto cruciale del Mezzogiorno riguarda la sua rappresentazione. Qualunque intervento, qualunque politica sarà vana se non si fa luce su questo aspetto. Il Mezzogiorno ha bisogno di conoscenza. La riflessione collettiva presente in questo volume di «Meridiana» sembra condividere l'idea che il Sud che vorremmo è questo: un Sud che conosce se stesso e che sia riconosciuto dagli altri per ciò che è realmente. Ampio è lo spettro dei temi affrontati: da una riflessione complessiva sul percorso culturale di Meridiana negli scorsi trent'anni al rapporto tra saperi esperti e democrazia, dalle interdipendenze tra Nord e Sud nella storia d'Italia alla dimensione internazionale del «meridionalismo», dalle trasformazioni delle regioni meridionali nel corso del ventunesimo secolo alle condizioni non economiche dello sviluppo, dalla posizione del Mezzogiorno in rapporto alla nuova geografia economica europea alle diseguaglianze pubbliche e private, dal ruolo delle istituzioni a quello della politica e delle politiche.