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Viviamo in un mondo da cui riceviamo delle forti pressioni e molti sembrano non aver retto la spinta, finendo nell'oscuro angolo della depressione. Si insegue il mito della felicità che la nostra cultura propala a piene mani, vivendo come bambini viziati, si rincorre l'idolo del benessere e di fronte alle prime difficoltà e alla sofferenza, non rimane che il silenzio, l'isolamento e la passività. In tutto questo la presenza di Dio non è una variabile indipendente, una componente marginale, un'opzione secondaria e soggettiva, ma rappresenta la questione centrale. L'autore ci ricorda che la vita si risolve in una scelta: andare a Dio oppure evitarlo. La Parola si incarica di raddrizzare le traiettorie della nostra vita, proprio laddove la nostra esistenza sembra disallineata e il nostro cuore, come dice l'autore, appare "fuori squadra". Si può riemergere da uno stato di depressione e dalle tenebre della solitudine, guardando fuori, verso Dio e in direzione degli altri.