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Quando escono I dialoghi con Leucò nel 1947, Pavese ha alle spalle un ventennio di lavoro tra liriche, racconti, romanzi e traduzioni. Affiancando la vita alla letteratura, sempre intrecciati in Pavese, si vedrà che alla sconfitta nell'una segue il ripiegamento nell'altra, in un'eclettica parabola poetica che culmina nella via mitica come salvezza dalla realtà. Questo lavoro si propone di delineare dei percorsi di continuità - per lo più tematici e diacronici - all'interno dell'intera produzione, con lo scopo di mettere in luce l'esistenza di un "Pavese solo", ossia di un'unica poetica in fieri che confluisce poi nei Dialoghi. Proprio Calvino, nella prima recensione, aveva usato questa espressione per avvertire che non si era in presenza di quel "quarto di luna", come fu recepito da molti nel clima neorealista dell'epoca, ma che "questo Pavese è sempre esistito accanto all'altro" e che "anzi senza questo l'altro non sarebbe possibile". Vengono affrontati alcuni poli tematici oppositivi e compresenti, l'utilizzo del dialogo, il passaggio dal simbolo al mito, e ancora la rielaborazione e riscrittura di quest'ultimo con lo scopo di tracciare un percorso di continuità poetica da cui I dialoghi con Leucò non sono esclusi.