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In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, questo libro intende fare chiarezza sulla vita e sull'opera del «sommo poeta», soffermandosi su alcuni passaggi biografici fondamentali, intorno ai quali la critica precedente, anche nelle sue espressioni migliori, ha creato degli equivoci, oppure ha assommato inesattezze, in relazione alla posizione politica di Dante nella Firenze del suo tempo e nelle lotte che la dominarono, ai mutamenti radicali in essa intervenuti dopo la cacciata dalla città e nel corso del lungo esilio, durato fino alla morte, con l'approdo ad un «neo-ghibellinismo» tutto da definire nei suoi elementi caratterizzanti. Il volume approfondisce, inoltre, un contesto più ampio, rappresentato dal Medioevo, quale si manifestò, nei vari campi, a livello italiano e internazionale, individuando la collocazione specifica che in esso assunse Dante, tale da poterlo definire intellettuale «semimedioevale». Infine, l'autore sottopone ad un'analisi serrata il «realismo figurale» dantesco, quale si manifesta soprattutto nella Divina Commedia, passando in rassegna, in particolare, gli studi di Bruno Nardi, Erich Auerbac, Charles Singleton, Antonio Gramsci, e, da ultimo, Mario Alinei e Ugo Dotti, e indicando la presenza in essi di elementi critici da condividere e di altri da approfondire, rielaborare, precisare o, addirittura, contestare.