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Una strana, inquietante contraddizione pesa sull'umanità dei primi vent'anni del terzo millennio: la tecnologia produttiva ha ormai una portata planetaria, ma le fonti del potere pubblico restano legate alle radici originarie e si verificano insorgenze locali sempre più accese. Mentre l'individuo appare sempre più dotato di mezzi tecnici che lo rendono, in apparenza, onnipresente e onnipotente, prende corpo una dialettica servo-padrone per cui la tecnica, questa perfezione priva di scopo, nel momento in cui arricchisce l'individuo, in realtà lo svuota, lo serve ma nello stesso tempo lo asservisce. Occorre tornare alla saggezza classica del ne quid nimis, nulla in eccesso, recuperare il senso del limite.