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La casa, trecentomila anni senza averne bisogno, poi abbiamo cominciato a coltivare e abbiamo inventato confini, proprietà, capitale e ai larghi orizzonti aperti abbiamo preferito piccoli spazi chiusi. Perché? E sarà per sempre? Gli oltre quarant'anni del costruire ecologico hanno rivelato che il problema della casa è la casa. Abbiamo un corpo fatto per stare in movimento, il nostro cervello si è sviluppato sulle strategie dei grandi spazi, ora l'abitudine alla rete mette in evidenza la contraddizione di fondo della nostra società, nata sul possesso della terra. È necessario trovare nuove soluzioni per l'abitare e per le città, ma fino a quando continuiamo a cercare la soluzione all'interno del sistema che ha generato il problema, possiamo solo fallire. Il problema della casa viene cosi affrontato da quando ancora non esisteva per arrivare a esplorare soluzioni inedite. Si esce dal modello sedentario per iniziare a camminare in una cultura mobile altra con uno scarto che permette una visione più chiara del contemporaneo e fa intravedere possibili vie di azione, impossibili da identificare se continuiamo a dibatterci all'interno del modello dominante.