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Il romanzo rievoca gli anni Cinquanta, il post conflitto, la faticosa ricostruzione, i costumi, le tradizioni, le feste, i giochi, le scoperte attraverso gli occhi del protagonista che allora era un ragazzino come tanti. La narrazione, in perfetto equilibrio tra diario e album fotografico, si pone come una sorta di ponte tra generazioni diverse come possono essere quella del dopoguerra e quella degli anni Duemila. Non a caso il romanzo si apre e si chiude rivolgendosi a un adolescente dei giorni nostri. Il giovane protagonista, insieme a Nino e ad altri ragazzi della sua cerchia di amici, prendono per mano il lettore e lo accompagnano nelle strade e nelle loro case per fare assaporare la vita materiale e quotidiana di quel decennio. La narrazione ironica, divertente e pungente evidenzia le contraddizioni, gli affanni, le nevrosi, le fatiche, i malori, ma contemporaneamente mostra il mondo gioioso, magico dei bambini. Un mondo, comunque, sempre rivolto al futuro. Affresco genuino di una generazione cresciuta dopo la Seconda guerra mondiale, tra macerie e lutti, della loro psicologia e di come vivevano ai bordi delle ruspe, delle automobili, della rimozione.