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La poesia di Simone Sagripanti è un flusso di immagini, pensieri e sensazioni e come tale non risponde ad alcuna logica di rappresentazione formale. La poesia offre di per sé il ritmo, le giuste pause, senza obbligo di virgole, di punti, di maiuscole, senza bisogno di ridefinirsi nel corpus della pagina. Emozioni, da cui trarre epifanie essenziali e fulminee che comportano la distruzione della metrica tradizionale: i versi vengono spezzati e ridotti talvolta a pochi lemmi. L'abolizione della punteggiatura e della metrica classica è viatico per una poesia che molto ha in comune con il flusso di coscienza: frammenti di storie vissute, ricordate, sognate. Uomini e donne. Con le loro speranze e le loro debolezze. Ritratti nei peggiori momenti di rabbia, altre volte divorati silenziosamente dal passare degli anni. Oppure colti nei momenti in cui possono permettersi di vagare leggeri fra le pazzie del mondo che li circonda. Salvati da una canzone dimenticata, rapiti improvvisamente da un nuovo quadro appeso in casa. Fino a quando non torna troppo forte la nostalgia o tocca a qualche bicchiere di troppo intrappolarli, inchiodarli delusi in una vita senza amori. In una vita in cui tutto sfugge. E dove persino Dio sembra scappare via da loro, abbandonandoli in mezzo a battaglie quotidiane, grandi e piccole. Una poesia che sa farsi ascoltare, e nell'ascolto sollecita una riflessione disincantata.