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Perché scrivere e leggere racconti? Perché ci sono storie che per un romanzo risulterebbero inutilmente stiracchiate, ideali invece per un racconto, storie che nascono da un'intuizione che l'autore scopre dentro di sé e costituisce il fulcro intorno a cui si sviluppa fluida e veloce la vicenda. Storie che, proprio in virtù della loro densità e concisione, fissano in maniera efficace situazioni e aspetti dell'animo umano quanto più precisi tanto più universalmente validi. La brevità della narrazione nulla toglie al gusto di raccontare, gusto che si esprime nel disegno dal tratto rapido e sicuro di ambienti e personaggi, che fin dall'inizio acciuffa letteralmente il lettore, lo tira dentro alla vicenda e lo tiene avvinto fino alla conclusione, Così, in questa raccolta di racconti ambientata nel primo dopoguerra, i personaggi si svelano fin dal nome, in perfetta sintonia con il loro modo di essere e vivono nella pagina insieme al lettore attraverso il nitore del linguaggio e l'immediatezza dell'azione; il finale, come un lampo, riverbera la sua luce su tutto il racconto. Indimenticabile il suonatore di trombone, con il suo volto paonazzo e le gote gonfie, oppure il prete che traballa sotto il baldacchino e che impreca contro i parrocchiani nella ritornata del Corpus Domini, descritta con straordinaria capacità evocativa: suoni, colori, profumi di una processione di paese sono sensazioni visive che il lettore avverte come se vi partecipasse. Personaggi e situazioni sospesi tra realtà e finzione, tra bizzarria e amarezza che, sia pure con sorridente levità, inducono chi legge a una riflessione seria sulla vita.