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Tra il 1878 e il 1879 a Verzegnis, un villaggio montano del Friuli, molte donne manifestano i segni di un male oscuro, presto interpretato come possessione demoniaca. Il clero cerca di rispondere con l'antica pratica dell'esorcismo, ma lo Stato postunitario e anticlericale - alleandosi con la scienza medica e accogliendo la diagnosi di "istero-demonopatia" - reagisce con le maniere forti, fino all'intervento dell'esercito e alla deportazione delle malate in manicomio: drammatico esito di una vicenda che, proprio sul nodo dei diritti, coinvolgerà anche il Parlamento del Regno. Attraverso un'attenta ricostruzione storica del contesto in cui l'epidemia si è sviluppata, passando dagli archivi alla letteratura scientifica dell'epoca, Luciana Borsatti indaga le ragioni di quella crisi, facendo luce sui vissuti delle protagoniste e sulle laceranti tensioni a cui erano esposte - aspetti ignorati invece da chi vedeva nel caso solo uno scontro tra civiltà e superstizione o i sintomi di una degenerazione della razza. E restituisce in un dinamico affresco la molteplicità delle forze in campo e la complessità di un evento che ancora ci interroga, come lo fa l'enigma sempre sfuggente dell'isteria. Prefazione di Mario Galzigna, Postfazione di Pietro Barbetta. Con scritti di Alberto Panza e Salomon Resnik.