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«Nel suo poetico addio alla politica, è con una energia disperatamente cartesiana che Giorgio Manacorda contrappone Illuminismo e Postmodernità: da un lato la tradizionale "politica della mente" e dall'altro l'attuale "politica del corpo e dell'immagine". Nella sua solitudine di poeta, oggi Manacorda non può che ragionare in grande, cosa naturale e possibile quando si sente che intorno c'è il vuoto. Un doppio vuoto: il vuoto di una politica senza cultura né razionalità e il vuoto di una cultura socialmente ineffettuale e politicamente impotente.» (dalla prefazione di Alfonso Berardinelli)