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Se il razzismo italiano e occidentale, camuffato da patriottismo, si è normalizzato con questa facilità nel linguaggio politico («l'Italia agli italiani!»), è perché come società, da sempre, siamo immersi in un razzismo dilettante - quasi inconsapevole, che non scegliamo ma pigramente reiteriamo. Filomeno Lopes è giornalista di Radio Vaticana e attivista, originario della Guinea-Bissau e naturalizzato italiano. Nella forma di un'appassionata lettera ai giovani, senza ipocrisie né risentimenti, ha percorso la pesante eredità storico-culturale europea: dalla schiavitù al colonialismo, dal Codice Nero di Luigi XIV al genocidio degli Herero compiuto dalla Germania di Bismark. Trovando il germe di tanto razzismo di oggi nello stesso canone del pensiero occidentale: gli illuministi, Kant, Hegel, Montesquieu, Hume. A queste voci del nostro passato risponde il controcanto di altre filosofie, soprattutto quella africana, che più di tutte ha contribuito a decostruire l'impianto razzista. Lopes non chiede una scelta di campo, ma di uscire dal dilettantismo dell'ignoranza, del «non lo sapevo»; punto di partenza imprescindibile per la costruzione di una democrazia post-razziale, vale a dire autentica. Prefazione di Enrico Letta. Introduzione di Cinzia D'Auria. Postfazione di Patrícia Godinho Gomes.