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Il progetto di riforma di Accademie di Belle Arti, Conservatori di Musica, Istituti Superiori per le Industrie Artistiche, Accademia Nazionale di Danza e Accademia Nazionale d'Arte Drammatica ha subìto nell'ultimo quarto di secolo una tragica battuta d'arresto. Non è chiaro il motivo: se s'interrogano i politici di turno, i governi passati e presenti, non si troverà nessuno che non voglia risolvere l'ormai storica disparità di trattamento dell'afam. Senza, poi, agire di conseguenza. Tutto fa pensare all'uso deliberato di una forma di "razzismo burocratico" nei confronti dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica. E questo mentre nel resto del mondo, da tempo, essa è assorbita all'interno delle strutture universitarie, e gode di equiparabile dignità e rispetto. Oltre a presentare un'impeccabile analisi del passato - burocratico e non solo -, Antonio Bisaccia suggerisce una credibile proposta per donare un futuro diverso alle istituzioni afam in Italia, indicando gli artisti-ricercatori come soggetti in grado di alimentare, se non sovvertire, l'asset strategico del Made in Italy. Prefazione di Tomaso Montanari.