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Le trentasei ore di Agnes Pollinger, che ha lasciato la provincia per trasferirsi a casa della zia a Monaco, cominciano dall'ufficio di collocamento. In fila le capita di conoscere il giovane Eugen, di cui si sente subito attratta, ma è un amore da lasciar perdere: Eugen, come lei, è senza lavoro e prospettive. È qui che parte l'odissea di Agnes, percorsa in una città impoverita dalla crisi che è piovuta sull'Europa dall'America, in mezzo ai personaggi più normali e mostruosi. Trentasei ore in cui Agnes insegue il miraggio del lavoro, scoprendo che, in tempi così difficili, le è richiesto di «rendere anche la sessualità produttiva»; di dare a un pasto caldo il valore del suo corpo. E trovando invece proprio in Eugen l'ultimo riparo da quel mondo d'inferno. Nel suo esordio in narrativa il genio dissacrante di Ödön von Horváth si posa sulla Germania degli ultimi anni di Repubblica di Weimar, già gravida del demone del nazismo. Vincendolo col sarcasmo, e con l'amore.