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Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière raccontato in un saggio che mette a nudo, tra successi e insuccessi, la sua opera e la critica sociale sugli aspetti odiosi di un mondo in palese decadenza: piccineria, ipocrisia, supponenza, gelosia, avarizia, adulazione, conformismo, vigliaccheria. Molière teatrante che ha partecipato alla messa in scena di una Francia apparentemente splendida, sotto la regia di un essere semi-divino, il Re Sole, nel lusso più sfrenato, mentre l'aristocrazia se ne infischiava se nelle strade di Parigi la gente moriva di fame o se i contadini erano sfruttati senza ritegno come servi della gleba. Una satira dunque, tra amori, opere e lati oscuri, che sembra sputare nel piatto nel quale lo stesso commediografo mangiava, ma sapendo sempre comportarsi bene a tavola. In questo saggio Molière sembra un umorista propenso a mantenere le proprie critiche nel limite del possibile, trascurando le tragedie sociali autentiche e soprattutto le canagliate compiute da chi della piramide sociale occupava il vertice.