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Giuseppe Musolino era un taglialegna di 21 anni quando, per una partita di nocciole, scoppia una rissa in un'osteria a Santo Stefano in Aspromonte. Il giorno dopo, il 29 ottobre del 1897, uno degli avversari, Vincenzo Zoccali, viene ferito in un agguato. Musolino è accusato del tentato omicidio e dopo sei mesi di latitanza viene arrestato e condotto a Reggio Calabria. Il processo si basa su prove artefatte e false testimonianze che portano alla condanna per 21 anni del giovane, che però fugge dal carcere iniziando la propria vendetta. Nasce così da un errore giudiziario il mito del Brigante Musolino che in pochi mesi uccide cinque persone, ne ferisce gravemente altre quattro oltre ad essere responsabile del tentativo di aver fatto saltare in aria la casa dell'odiato nemico. Dopo una fuga rocambolesca e mesi di latitanza casualmente Musolino viene catturato nelle Marche ad Acqualagna, da due carabinieri comandati dal brigadiere Antonio Mattei (padre di Enrico Mattei). Tradotto a Lucca è processato, diventando la persona più famosa di inizio secolo in Italia, accogliendo simpatie e attirando attenzioni come eroe e giustiziere che combatte dalla parte degli ultimi.