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A dieci anni dal termine del secondo conflitto mondiale, quando le polveri si erano finalmente sedimentate formando uno spesso strato sotto al quale un'intera civiltà cercava di ritrovare trame e orizzonti, gli intellettuali furono chiamati a suggerire cosa di quella civiltà, di quell'Europa minacciata da forze d'ordine economico e politico, era destinato a prosperare, e cosa a perire. Nella discussione intervenne anche Albert Camus, all'incontro organizzato il 28 aprile del 1955 dall'Union Culturelle Gréco-Française ad Atene, dal titolo"Il futuro della civiltà europea". Lo sforzo per l'unità - dirà Camus da socialista libertario qual era - è un passaggio obbligato: un'unione fondata sulla misura e sul rispetto delle diversità sarà l'unica speranza per l'Europa.