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Forse il selfie è solo l'ultima invenzione dell'uomo per rappresentare se stesso, ma è diventato tanto pervasivo da sconvolgere il rapporto delle persone con la propria immagine. Ha plasmato per la nostra «civiltà dello schermo» un'intera cultura dell'autoscatto, il cui tempo è un eterno istante e il cui spazio diventa reale solo se immortalato e condiviso sui social network; una celebrazione della vanità e della superficie che va molto oltre l'ambito della fotografia, e diventa categoria del pensiero. Con un vortice di citazioni e il carattere serrato e tagliente del pamphlet, "Me, myself and I" racconta le nuove frontiere della comunicazione e dell'arte, tra il fascino e l'inquietudine, in un mondo dove la vita di ognuno si perpetua in una serie di istantanee simili a quadri in un museo.