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«La gioia è l'esito di una liberazione: è sostanza di vita liberata. In essa, la nostra vita può parlarci con infinita libertà, cioè con una sincerità sarmante. È ragionevole credere che la gioia sia un rivelarsi fulmineo mondo e del suo senso, e che scaturisca innanzi tutto dalla prossimità dell'essere stesso che si dona a noi nel linguaggio che più gli è congeniale: immagini, bagliori e luccichii» Convinto che nessuna inchiesta possa essere più feconda di una domanda sulla gioia, Lorenzo Gobbi ci accompagna a esplorarne i significati lasciando che siano Hffiderlin, Leopardi, Gottfried Benn, Marianne Moore, Marcel Proust, Katherine Mansfield, Spinoza, Rainer Maria Rilke, Etty Hil-lesum e altri, a illuminarci la via. Ne nasce un breve, chiaro e denso saggio che indaga le espressioni letterarie e linguistiche della gioia senza trascurare l'inscindibile connessione con il dolore, con il desiderio e con il divenire - nel quale, alla fine, la gioia si proietta sotto il segno della gratitudine per colorare di sé la concretezza del quotidiano anche nel lutto e nella sofferenza.