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Da quasi un ventennio - non diversamente da quanto, in varia misura, accade nel resto d'Europa - la scuola italiana è sottoposta a una pressione "riformatrice" che tende a subordinare gli assi formativi dei ragazzi a scopi economici e strumentali. È la scuola-azienda che oramai vediamo profilarsi nitidamente sotto i nostri occhi. Oggi i legislatori europei e italiani chiedono che già a partire dai 5-6 anni i bambini sviluppino attitudini alla competizione, a fare impresa, ad "assumersi rischi", ecc. Con la legge della "Buona Scuola" e l'alternanza scuola-lavoro si pretende addirittura di risolvere il «problema della disoccupazione in Italia» - questione mondiale che ha bisogno di ben altra cura - facendo perdere sino a 400 ore di studio ai nostri ragazzi, spesso sottoposti a sfruttamento da imprese private. Il libro "Aprire le porte", opera a più mani di insegnanti, docenti universitari e studiosi di varia formazione, mette soprattutto a nudo gli errori e i danni di questa stagione di destrutturazione della nostra scuola. Ma al tempo stesso propone idee e linee riformatrici nuove in grado di rimettere questa istituzione al centro di un processo educativo non finalizzato al mercato del lavoro, ma alla formazione di persone in grado di affrontare le complesse sfide del nostro tempo.