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Attraversando il dolore dell'esistenza, la poetessa ci conduce in un viaggio interiore che, al contrario di quanto sembri essere comune prassi, non vuole concedersi i facili approdi della "realtà" quotidiana, non vuole tuffarsi nelle comode libidini degli infiniti "paradisi artificiali", che compongono la nostra società, "bulimica" di tutto. Ma in un'epoca come questa, bulimica di sentimenti come condimento perfetto per alimentare la compulsione inestinguibile del consumismo e della produzione, l'amore può essere in qualche modo una destinazione? E soprattutto destinazione di quale viaggio?